di Marina Alaimo “Acino Ebbro”
Il patto tra la pietra e il vino ha dato forma e respiro ad un sogno ambizioso inseguito con caparbietà. Così come l’eterno compromesso tra la storia antica e le più moderne tecnologie ha trovato il giusto equilibrio per sostenere con successo il progetto delle Cantine Dei.
In partenza un’idea accarezzata con discrezione da Alibrando Dei, al quale suo figlio Glauco ha dato forza e sicurezza investendo grandi risorse. Oggi è Caterina, figlia di Glauco, a condurre l’azienda di famiglia che è notevolmente cresciuta. Investe soprattutto sulla sua sensibilità per raggiungere la migliore espressione possibile al suo Nobile di Montepulciano.
Gli ettari di proprietà intorno a Bossona, la zona più rinomata per la produzione del Vino Nobile, sono sessanta e le bottiglie prodotte 250.000. La prima vinificazione avviene nel 1985, ospiti in una cantina ubicata nel centro storico della bellissima Montepulciano.
Quello scheletro di natura fossile così presente nei terreni intorno a Bossona ha sempre convinto Glauco che fosse una grande fortuna. In effetti caratterizza moltissimo i suoi vini conferendo eleganza e sinuosità.
Il compromesso tra la pietra e il vino sta proprio in questo particolare, così come nel fatto che la famiglia Dei avesse, quale attività principale, la gestione delle cave di travertino a Rapolano Terme. Un materiale di pregio con il quale si è scelto di costruire la grande bottaia, i pavimenti, i rivestimenti delle mura e le colonne di sostegno.
Entrando sembra di essere in una cattedrale nella quale la sacralità del vino è un concetto che giunge forte e chiaro. Arrivando nella grande cantina il percorso è contornato da opere d’arte sempre in travertino, in piena armonia con il paesaggio delle colline sulla Val d’Orcia e sulla Val di Chiana, e i filari di Prugnolo Gentile (così come è chiamato il Sangiovese da queste parti).
Il progetto della cantina è stato curato in ogni particolare da Glauco, già ottantenne, che non ha mai perso l’entusiasmo e la passione per i suoi vini. C’è un’attenzione sensibile a lavorare nel rispetto dell’ambiente: in cantina si utilizza l’impianto geotermico per il controllo delle temperature e si sta operando per sfruttare l’energia solare al fine di coprire il fabbisogno aziendale.
Si scendono sette metri lungo le rampe a chiocciola per accedere alla cantina, un’opera d’arte a sua volta di grande impatto visivo, interamente realizzata in travertino. La musica è un’altra grande passione di famiglia tanto che sul tetto della bottaia è stato costruito un teatro nell’intento di condividere le emozioni uniche che riesce a trasmettere dal vivo.
Tra i progetti di Caterina c’era la ferma volontà di dare forma ad un nuovo cru, quello di Madonna della Querce, la piccola vigna intorno a quel gioiellino che è la chiesetta di campagna di fine Seicento, poco fuori l’accesso alla casa antica di famiglia. Appena un ettaro e mezzo volto a sud, ricco di sabbie e scheletro tufaceo, con sedimenti depositati sul declivio che scende verso il fondo valle. Lo ha dedicato a suo padre Glauco la cui presenza è forte e in ogni cosa.
Abbiamo provato il millesimo 2016 che regala un Vino Nobile di grande profondità ed eleganza, pieno e avvolgente, rimanda una vena minerale costante in ogni aspetto del vino. Ha toni scuri al naso, di prugna e more, cioccolato e carrubo; convince soprattutto all’assaggio per la sua finezza in piena sintonia con il carattere deciso dei tannini che ricordano l’austerità del Sangiovese, mentre è la freschezza ben centrata ha conferire lunghezza e succosità al vino.